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Cercasi play: la lista è lunga e c’è anche Scozzarella

Nelle prime sette uscite il Parma ha trovato un sacco di difficoltà a trovare l’equilibratore. E se fosse Scozza?

Nel cantiere aperto di Fabio Liverani c’è ancora spazio per qualche sperimento. Il cartello che indica i lavori in corso è ancora visibile, dopo sette partite e nel bel mezzo delle stranezze di un 2020 da dimenticare, l’allenatore romano va a caccia di conferme. Balza però all’occhio la difficoltà – chi per un motivo, chi per l’altro – stanno avendo i nuovi a calarsi nella parte e i vecchi a immagazzinare nuove idee di calcio. Tra infortuni e contagi da coronavirus, il Parma è stata una delle squadre più colpite, le modifiche alla centralina del motore hanno subito ritardi effettivi e per i primi giri di pista la macchina è apparsa piuttosto ingolfata.

La benzina c’è, perché la squadra è una di quelle che corre di più in Serie A, ma la riprogrammazione – ad oggi – non ha portato miglioramenti tangibili. La fase difensiva (sono 13 i gol subiti in sette uscite) è apparsa più solida solo quando Liverani, riconoscendo le difficoltà, ha cambiato assetto e per dare un giro di vite ha presentato il plotone con tre centrali, protetti da due esterni e da un centrocampo muscoloso. Questo ha consentito a Sepe di vivere più tranquillo, ma di contro ha prodotto pochissimo davanti. Gervinho e compagnia non sono riusciti a scalfire la retroguardia della Fiorentina, si sono fatti apprezzare solo a San Siro, per una decina di minuti (due filtranti a scavalcare la difesa dell’Inter, due gol: cinismo, forse). Davanti le cose migliori si sono viste con le tre punte o con due attaccanti sorretti da un giocatore alle loro spalle.

Liverani in questi giorni senza calcio, per la pausa delle nazionali, potrà dilettarsi nel distribuire qualche soluzione in più, cercando di infondere nuove conoscenze nel gruppo e soprattutto in chi è rimasto. A cominciare dal reparto centrale, il vero motore di una vettura che si presenta bella per come è agghindata, ma che ancora non cammina alla velocità programmata. Ci vuole tempo, ha detto Liverani, giustamente. E in questi giorni dovrà approfittare per capire chi possa eventualmente condurre questa macchina verso una strada sicura. Nelle sette partite fino a qui disputate, l’allenatore romano ha cambiato molto spesso il centrocampo. Alle volte interamente, come contro lo Spezia, altre ha preferito ritoccare il giocatore che staziona davanti alla difesa. Che dovrebbe garantire filtro in fase di non possesso, profondità e qualità nelle tracce quando il pallone ce l’hanno i giocatori del Parma.

Orchestrare ogni azione, toccare un numero elevato di palloni (forse non 150 come Sarri voleva succedesse con Pjanic alla Juventus), dirigere il traffico. Dall’esordio alla partita con l’Udinese, è toccato a Gaston Brugman l’ingrato compito di provarci. Risultato: su cinque partite da titolare, quattro sostituzioni. Chi è entrato al suo posto (Dezi con il Napoli con conseguente passaggio al 4-2-3-1, Grassi contro il Bologna, Sohm contro l’Udinese e Karamoh contro lo Spezia, con Cyprien passato in cabina di regia dopo aver rilevato Hernani), non ha certamente fatto meglio. Un cambiamento piccolo si è avvertito con Hernani a San Siro, autore dell’assist per Gervinho. Il brasiliano ha retto l’urto, rimbalzando spesso la forza fisica dell’Inter e prendendosi cura di un Eriksen tramortito dalla gestione Conte. Per il resto, contro la Fiorentina, lo stesso giocatore è stato sostituito da Sohm, che prima di sabato sera non aveva mai fatto il play nel Parma. Impiegato spesso da mezzala, lo svizzero non ha praticamente lasciato traccia del suo ingresso in campo. Tanta fisicità, granitico, ma poco fosforo.

Più da raid che da vigilantes, Sohm non si è preso mai la responsabilità del lancio, né di voler vedere profondo. Prerogative necessarie per un giocatore che occupa quella zona di campo. Con Cyprien rimasto a scaldarsi per tutta la partita e Scozzarella, c’è anche lui nella lista dei mai utilizzati, che fino ad ora è stato l’unico degli otto centrocampisti a non essere impiegato neanche per un minuto. Eppure, i crismi del play Scozzarella li avrebbe. Nella mezzora contro il Pescara, in Coppa Italia, ha smaltito la ruggine accumulata tra infortunio (trauma discorsivo al ginocchio destro) e Covid, è tornato a disposizione, e chissà che non possa essere lui a fare il ruolo che in questi anni si è cucito addosso, svolto con intensità e qualità. E soprattutto quantità. Per guidare al meglio una macchina, serve uno che conosca bene macchina appunto e strada. Soprattutto.

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