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Mauri: “Liverani è una garanzia, mi ha insegnato a non avere paura”

L’ex centrocampista della Lazio: “Com’era da giocatore è rimasto da allenatore. Abbiate pazienza, ci farà divertire”

Stefano Mauri lo conosce bene, Liverani. Ai tempi della Lazio, seppure per sei mesi, i due hanno stretto un buonissimo rapporto, tanto che per l’ex centrocampista l’attuale allenatore del Parma era visto un po’ come un allenatore in campo. “Mi ha insegnato che non dovevo avere paura di farmi dare la palla, anche quando era marcato. Io lo avevo capito già allora“.

Cosa?

“Era uno di personalità, oltre che dotato di una tecnica tante volte sottovalutata. Quando gli davi il pallone era come metterlo in banca”.

Mauri, ci aiuti a capire: Liverani chiede pazienza, lei che idea si è fatto?

“Fabio è un grande lavoratore. Credo che sia molto presto per giudicare, che abbia messo in conto le difficoltà. Dovute anche alla situazione generale – tra Covid e novità -. E’ arrivato in una società nuova, con nuovi giocatori, tanti arrivati nell’ultimo giorno di mercato, con un nuovo direttore sportivo. Non ha trovato sicuramente una situazione in discesa. Liverani non ha mai allenato la stessa squadra, oggettivamente. Non ha avuto continuità nel lavoro. Credo che sia giovane, che abbia tanta personalità e soprattutto delle buone idee”.

Il calcio va veloce, come si fa a mettersi a passo?

“Con il lavoro. Io l’ho sentito, è abbastanza tranquillo. Dall’altro sa che deve lavorare e solo così si può dare un’impronta decisa alla squadra. Che porterà tra non molto il segno delle sue idee. Sa che il gruppo è un buon gruppo, sa che la squadra lo segue. Nello stesso tempo sa anche che se cambi modo di allenare, hai idee diverse rispetto al passato, non è certo semplice imporle. Ma ha ragione quando dice che ci sarà da divertirsi”.

Cosa manca a questo Parma per essere quello di Liverani?

“Un Liverani (ride ndc) che farebbe comodo a tutti. Scherzi a parte, la società ha fatto un buon mercato, ha operato in maniera intelligente. Quello che chiede Fabio ancora non viene percepito a pieno dalla squadra, in questo momento. Ma ripeto: quando c’è un cambio allenatore c’è sempre un po’ di confusione. Diciamo che una parte della squadra è ancora ancorata alle vecchie idee, questo è quello che noto da fuori. Certo, con l’aiuto di qualche risultato positivo aumenterà l’autostima. Della squadra e di Liverani”.

Lei l’ha avuto come compagno nel momento migliore della sua carriera da giocatore. Ce lo racconta?

“E’ come ora, uguale e identico. Parlava molto ai compagni, li voleva aiutare come aiuta adesso i suoi giocatori. Non sta un attimo zitto.  Alle volte ci rimproverava, da capitano qual era. Faceva capire che c’erano momenti di una partita in cui non bisognava avere paura a giocare”.

Non c’è il rischio di ‘disturbare’ i giocatori in campo?

“No, assolutamente. Va preso in modo giusto. E’ un modo per far crescere i giocatori, soprattutto quelli in cui vede delle ottime qualità. Alle volte neanche i calciatori sanno di avere mezzi da sfruttare a pieno. Lui li fa emergere. Ecco, mi è venuto in mente un altro aspetto”.

Quale?

“Magari non si muoveva tanto in campo, ma teneva la posizione e perdeva la palla raramente. Era una sicurezza”.

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