Il procuratore: “Bisogna costruire in un momento di disgrazia epocale, programmando ciò che succederà quando ripartiremo. No al calciomercato esteso”
È un calcio italiano che non si sta comportando proprio bene quello che è costretto ad affrontare l’emergenza coronavirus. Anziché unirsi e fare squadra, insomma, il nostro sistema è vittima di lotte interne e interessi parziali, come sottolinea Giorgio Parretti: “Il momento è delicato: globalmente, siamo in una situazione di cambiamento. L’emergenza ha indotto una rivoluzione: il calcio dovrà fare i conti con la mancanza di denaro, anche se ora è presto per parlarne, dato che non sappiamo ancora come si comporteranno le grandi aziende che muovono il calcio, come le televisioni, in base a cosa succederà. In ogni caso, si andrà incontro a un forte ridimensionamento, dei valori di cartellini e stipendi che ora hanno cifre insensate: la bolla del mercato scoppierà. Bisogna costruire in un momento di disgrazia epocale, programmando ciò che succederà quando ripartiremo. Purtroppo non sto vedendo questo fermento: in Lega, mi sembra che ognuno pensi al proprio orticello e agli spudorati interessi personali. Serve un cambio di mentalità, ma non so se questa disgrazia epocale riuscirà a produrlo“.
Il procuratore ha parlato che dell’ipotesi di un mercato aperto da agosto a dicembre: “Non capisco il significato di un prolungamento per acquisti e cessioni tra due club italiani, non sta né in cielo né in terra – ha dichiarato a L’Eco di Bergamo -. Potrei trovare una logica se il discorso fosse applicato solo agli affari con club extraeuropei, perché ci sono campionati disputati in date diverse“.