L’atteggiamento meno determinato e feroce di Ferrara ha evidenziato i difetti atavici del Parma incapace di completare l’ultimo step
La sindrome del buon samaritano continua ad attanagliare il Parma che sabato pomeriggio a Ferrara ha “resuscitato” anche la Spal in crisi fino alla vigilia. La Gazzetta di Parma prova ad analizzare a freddo i motivi del ko, più severo nei modi di quanto in realtà non dica il risultato.
LIMITI TECNICI. La prova del Mazza ha messo in luce i limiti di Hernani che fatica tremendamente nel ruolo di regista e più in generale deve ancora integrarsi nei meccanismi del calcio italiano. Il brasiliano stenta a decollare e paga oltremisura una lentezza congenita che in serie A non aiuta a ben figurare in mezzo al campo. Dove Brugman è già stato “accantonato” in favore di Scozzarella che, però, cantava e portava la croce già in Lega Pro.
GAMBE MOLLI. Non è piaciuto, a livello di squadra, l’atteggiamento meno determinato e feroce, figlio di poca fame e cattiveria agonistica. Le gambe molli e il braccino corto hanno frenato la truppa di D’Aversa nel momento di compiere il salto di qualità. Un difetto atavico già emerso in passato fin dai tempi della serie B quando perse sui campi di Entella e Pro Vercelli, alla fine retrocesse, salvo poi ringraziare l’harakiri del Frosinone.
TROPPI COMPLIMENTI. Di sicuro non hanno giovato alla causa i troppi complimenti piovuti all’indomani del doppio successo casalingo su Sassuolo e Torino. Storicamente a Parma ingigantire i meriti, specchiarsi nei risultati positivi e autoincensarsi porta a perdere di vista la realtà e lo spirito di sacrifico indispensabile per emergere alla distanza. Ecco che il completamento del processo di maturazione è rinviato ancora una volta a data da destinarsi.