I due attaccanti del Parma, perfettamente complementari, hanno realizzato otto gol a testa e due terzi del bottino complessivo di squadra

Tuttosport analizza il momento del Parma che ha totalizzato finora gli stessi punti tra andata e ritorno (quattro, frutto di un successo esterno e di un pari) ma profondamente mutato rispetto al mese di agosto. Il tecnico D’Aversa è riuscito a plasmare una squadra con una precisa identità tattica che non teme le “grandi” e al contrario soffre di più chi lotta per salvarsi. Un obiettivo mai perso di vista neppure quando si respirava aria di Europa e a maggior ragione ora che il vantaggio sulla terzultima piazza, condivisa da Bologna ed Empoli, è sceso a undici lunghezze. Un margine rassicurante che infonde autostima e convinzione nonostante l’impresa dell’Allianz Stadium sia stata un po’ offuscata dal successivo 0-1 interno rimediato dall’Inter in crisi.

Lo stop con i nerazzurri ha messo in risalto una delle grandi anomalie del Parma che ha ottenuto più punti fuori casa (16) che in casa (13). Un dettaglio non casuale che rivela il Dna di una squadra basata su ripartenze, verticalizzazioni improvvise e difesa organizzata. Fatto apposta per esaltare le caratteristiche di Gervinho e Inglese, perfettamente complementari: insieme hanno segnato 16 reti, otto a testa, che rappresentano due terzi del bottino complessivo (24). Già decisivi all’andata contro il Cagliari, dalle loro giocate passa, inevitabilmente, la salvezza e il futuro del Parma. Pronto a riprendere la propria marcia lontano dal Tardini.