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Ceresini: “Mio padre Ernesto completò la sua missione: portare il Parma in A”

Il figlio Fulvio ricorda il derby promozione di trent’anni fa pochi mesi dopo la morte del presidente. “Non c’era più ma sapeva che sarebbe arrivata”

Fulvio Ceresini ricorda alla Gazzetta di Parma il derby promozione di trent’anni fa contro la Reggiana ripensando al padre Ernesto, storico presidente dal ’76 al ’90, che morì il 4 febbraio dello stesso anno non facendo in tempo ad assistere al primo salto in serie A della sua squadra del cuore. Il figlio assunse le redini del club e il 27 maggio 1990 visse una giornata speciale.  “Non vide la promozione ma sapeva che sarebbe arriata. Se ne è andato in pace, conscio di aver fatto una grande squadra. Fu Ernesto a dedicarla a noi, a tutti quelli che volevano bene al Parma e non viceversa. Aveva completato la sua missione, aveva portato il Parma in A“.

IL GIORNO DOPO.Ho continuato a pensare a Ernesto, a mio padre. Ero felice ma soprattutto contento che lui avesse portato a termine quest’impresa. Lui, piccolo imprenditore di questa città, da solo, perchè la Parmalat aveva preso il 25% della società ma senza mai interferire nelle scelte, da solo con i suoi collaboratori, scelti accuratamente, aveva raggiunto la A“.

STAGIONE COMPLICATA.Un’annata tremenda, sembrava che il destino avverso ci volesse distruggere. Per prima cosa la scomparsa del presidente, che oltre al dolore per la sua morte poteva instillare dubbi, poteva essere destabilizzante. Una botta anche in senso sportivo per l’equilibrio della squadra e a questo va aggiunta una serie nera di sette sconfitte in nove partite e appunto sembrava che la A fosse ormai un’utopia. Una stagione che pareva maledetta, invece da questi momenti negativi c’è stata la forza di reagire“.

LA SVOLTA.Quando tutti dicevano che Scala se ne sarebbe andato gli prolungai il contratto dicendo ai giocatori che dal Parma non sarebbe partito nessuno e se la promozione non fosse arrivata ci avremmo riprovato insieme l’anno dopo. Un messaggio chiaro dato alla squadra e da lì non ce n’è stato più per nessuno. Un’unità di intenti da parte di tutti i componenti della società: squadra, tecnici, dirigenti, collaboratori. Nessuno ha mollato anche nei momenti bui“.

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