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Tra l’allarme coronavirus e il caos calendari: le reazioni dei dirigenti di Serie A

Resta ancora un mistero come verranno recuperate le gare rinviate nelle prossime settimane e il sistema calcio appare per nulla compatto

Il caos calendari dovuto all’emergenza conoranvirus ha portato a diverse reazioni da parte dei dirigenti dei vari club nazionali. L’Atalanta, ieri, ha giocato vinto contro il Lecce, ma il direttore generale nerazzurro, Umberto Marino, è stato chiaro sulla gestione della situazione: “Sono tre i punti da analizzare: il primo è la salute pubblica da salvaguardare, quella degli sportivi e dei tifosi. Il secondo aspetto è quello della programmazione: dobbiamo essere bravi in questo momento dal primo al 30 giugno valutare quelli che sono i vari appuntenti. Il terzo aspetto è che la Lega si deve fare garante di una tutela di tutti i club con grande equilibrio cercando anche di salvaguardare quel patrimonio che abbiamo e che sono i tifosi. In questo momento è stato un po’ messo da parte e va valutato nel suo completo. La Lega deve essere brava in questo momento a dare forza al campionato di Serie A“.

L’importante è sapere subito cosa faremo la prossima settimana, senza ritrovarsi come in questi giorni. Era già stata presa la decisione di giocare a porte chiuse, erano tutti d’accordo, e poi invece ieri si è deciso di rinviare ancora – ha sottolineato l’amministratore delegato del Sassuolo, Giovanni Carnevali, ai microfoni Rai -. Noi contro l’Inter vogliamo giocare, sia che ci sia il pubblico sia che non ci sia, ma ciò che conta è dare continuità. Altrimenti sospendiamo il campionato, visto che non ci saranno neanche più le date per recuperare le partite“.

Marcello Carli, direttore sportivo del Cagliari, sceglie la via della diplomazia: “Il calcio italiano sta tornando a livelli altissimi, dobbiamo essere uniti, poi in campo cerchiamo di vincere. Se ognuno si alza la mattina e spara, spara sul calcio italiano. Siamo rimasti a Verona con tutte le criticità del caso, ma in questo momento c’è da stare uniti. Non facciamo polemica, che in questo momento danneggia tutti. Se poi c’è da fare polemica per un rigore non dato fa parte del gioco. Ma si tratta della salute della gente, noi dobbiamo parlare poco e difendere il nostro calcio“.

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