L’ex attaccante crociato si racconta: “Gli scherzi a Scala, la Cittadella, i gol…”
Tutti sull’attenti quando parla Tino Asprilla. Perché si ha sempre l’impressione che di quello che dice, magari ci si possa perdere un pezzo. Attaccante dalle qualità straordinarie, uomo dalle tantissime vite, Asprilla è stato protagonista di uno speciale che il Parma ha dedicato, attraverso i suoi canali ufficiali, alla settimana che riporterà i crociati ad Anversa. Sabato ci sarà l’amichevole in Belgio, il Club ha fatto un passo indietro per omaggiare la prima splendida vittoria europea del Parma: quella Coppa strappata proprio all’Anversa.
IL PRIMO TINO – “Eravamo a fare la preparazione a Stoccolma, vicino casa di Brolin. Ero timido e non parlavo la lingua quindi parlavo poco, quasi nulla. C’era Taffarel che mi ha dato una grande mano e a settembre abbiamo giocato la Supercoppa Italiana a San Siro contro il Milan, per me è stato bellissimo, la prima volta con 90mila persone. Da piccolo mi alzavo alle 4/5 del mattino per guardare il calcio italiano ed il mio idolo era Van Basten, poi me lo sono ritrovato lì negli spogliatoi. E mi sono presentato con una grande partita così la gente ha visto cosa sapevo fare in campo. I primi mesi non mi conosceva nessuno e io mi divertivo tanto, ma ho anche imparato tanto. Le squadre si difendevano molto bene, non era semplice. Poi c’erano solo tre stranieri quindi serviva molta qualità per riuscire ad entrare nel calcio italiano. Il primo anno bello, nessuno mi conosceva e davo spettacolo, che è quello per cui la gente paga il biglietto”.
GOL – “Il problema era arrivare a calciare contro quel Milan, ti tenevano sempre molto lontano. Con la prima punizione ho spedito la palla in tribuna e tutti mi hanno fischiato, la seconda non la volevo calciare, non volevo farmi fischiare. Ho detto a Osio: “Te la tocco così batti te e ti fischiano a te”. E Osio mi ha detto di battere anche se Scala non voleva. Ho preso la palla e volevo solo prendere la porta. Ho calciato forte ed è andata bene. Alla fine io sapevo che avevamo vinto e volevo la maglia di Baresi, non sapevo delle 58 partite. Baresi mi ha mandato a quel paese e la maglia l’ho scambiata con Maldini”.
GRUPPO E SCHERZI – “Ne facevo tanti a Scala, c’era un tavolo in spogliatoio, lunghissimo e pesante. Scala metteva sempre la gamba sul tavolo e lo metteva dritto su una riga dello spogliatoio. Un giorno l’ho spostato dall’altra parte e si è arrabbiato tantissimo, abbiamo perso mezz’ora a metterlo a posto (ride ndr). Una volta era fuori a parlare con Pastorello e sulla lavagna ho scritto “multa a Scala, 100mila”. Perché lui mi dava multe per tutto. Ma ci sono tantissimi aneddoti che continuano a farmi ridere”.
PARMA NEL CUORE – “Io penso di essere arrivato nella città perfetta e nella squadra perfetta. Non mi sono mai piaciute le città grandi, sono arrivato a Parma che potevo andare in motorino o in macchina. Io ho sempre pensato che i vecchietti che mi vedevano allenare in Cittadella hanno visto il vero Asprilla, tante delle cose che facevo in allenamento non potevo farle in campo perché dovevo fare il serio”.