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Una notte con vista sul baratro

La doppietta di Scamacca (gol numero 11 e 12 subiti nei secondi tempi) ha appesantito l’anima di un Parma che sembra lottare contro un destino avverso

Al Parma non resta niente, se non la matematica per sperare di raddrizzare una barca che sta affondando inesorabilmente. Le onde domate una settimana fa si sono fatte ancora più alte, e la notte trascorsa con vista baratro è stata gentilmente offerta – come spesso accade – da una squadra che si è buttata via per l’ennesima volta. I numeri certificano il merito di una retrocessione quasi ‘cercata’, sicuramente ‘giustificata’ dai numeri terrificanti: quella con il Genoa è la rimonta numero sei subita nell’era D’Aversa bis da situazione di vantaggio (la nona in stagione).

I 7 punti in 11 partite con il tecnico dei miracoli inchiodano il Parma al penultimo posto in classifica, gonfio di rammarico per le numerose occasioni sciupate per tirarsi fuori dalla melma. L’impressione è che dalle sabbie mobili di un destino già scritto non se ne venga fuori. Prendi la doppietta di Scamacca: il Parma aveva messo sul piatto 25 milioni di euro, una bella somma gentilmente declinata dal Sassuolo, proprietario del cartellino di colui che secondo molti è l’attaccante del futuro. E gli sono bastati poco meno di 20’, 19’ per rovesciare il banco e infierire in modo beffardo sul Parma di D’Aversa, che aveva visto in lui il giocatore per svoltare. Facile adesso.

Per un tempo, il Genoa non aveva mai dato l’impressione di poter graffiare, le due linee strette dei crociati, le zero occasioni da gol concesse, hanno iniettato una buona dose di ottimismo in chi da casa ammirava una squadra compatta, a tratti bella, dominante e passata in vantaggio con un capolavoro. C’era tutto quello che doveva esserci per portare a casa punti d’oro massiccio, che avrebbero rilanciato il Parma e messo pepe sulla coda di una classifica sempre più velenosa. Ma ancora una volta, l’impresa al contrario di una squadra distratta e con l’anima ferita, è servita ad aumentare il rammarico, accresciuto dagli episodi di una partita persa senza quasi sapere come. Anzi, il come è scritto nei numeri: il Parma è la squadra che ha vinto meno partite dopo essere andato in vantaggio, solo tre. Sono 20 in punti lasciati per strada da situazione di vantaggio (solo il Toro ha fatto peggio: 23). A niente sono serviti i nove tiri nello specchio della porta contro il Genoa, più che in ogni altra partita di questa stregata Serie A. Peccato per i due gol incassati negli unici due tiri nello specchio della squadra di Ballardini (la doppietta di Scamacca segna quota 12 gol subiti in 11 partite nei secondi tempi), che ha cambiato la partita con gli ingressi di Pjaca e Scamacca (aiutato senza dubbio dal Parma e dai suoi giocatori spariti dal campo). Otto le parate di Perin, una clamorosa su Brugman. E non ci si può certo accontentare del 59% di possesso palla, perché non è certo servito a portare a casa il risultato. Al Parma non resta niente in mano, solo la rabbia per aver buttato tutto all’aria e la delusione di non essere riuscito a sterzare, quando la strada sembrava sgombra e senza ostacoli. Ora tutto è in salita, vincere e pregare potrebbe anche non bastare.

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