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Kulusevski, prima volta da ex nel silenzio del Tardini

Solo 7 i minuti giocati nelle ultime tre partite dallo svedese che chiede una maglia da titolare nello stadio in cui è esploso

Applausi a scena aperta. Così ci saremmo immaginati l’accoglienza del Tardini nella prima volta da ex di Dejan Kulusevski, nonostante il passaggio alla Juventus da sempre “nemica” numero uno dei tifosi del Parma. L’assenza del pubblico lascerà irrisolto il dubbio che, in ogni caso, Pirlo, con ogni probabilità, non avrebbe aiutato a dipanare. I 7′ finali di Genova nelle ultime tre partite tra campionato e Champions restano, almeno di recente, l’unica traccia in campo dello svedese, che sta faticando non poco a trovare spazio tra le fila dei bianconeri.

EQUIVOCO TATTICO. Più dei 44 milioni (35 più nove di bonus) spesi nello scorso mese di gennaio per strapparlo all’Atalanta, attorno al jolly classe 2000 pesa un grosso equivoco tattico e il salto in una “big” ancora da assimilare appieno. Esterno destro a tutta fascia o trequartista, dove, però, al momento parte dietro a McKennie e Ramsey, nel 3-4-1-2? “Non era la partita adatta a lui“, le parole del tecnico juventino subito dopo i 90′ in panchina contro gli orobici, altra sua ex squadra, in settimana a distanza di poco tempo da quella piccola “punzecchiatura” sulle differenze tra Juventus e Parma. “Il peso della palla è diverso“, quasi a voler riportare il ragazzo coi piedi a terra. Eppure l’inizio era stato scintillante con il primo gol in campionato allo Stadium nel 3-0 all’esordio sulla Sampdoria, unico lampo di una stagione d’apprendistato più complicata del previsto.

DA FENOMENO A OGGETTO MISTERIOSO. Parma potrebbe essere l’occasione giusta per il rilancio e mettere a tacere la critica che lo ha già etichettato come un “oggetto misterioso“. L’impatto con una grande squadra si è fatto sentire ma DK è un predestinato e chissà che il suo campionato non possa ricominciare proprio dal Tardini. In caso di gol non esulterebbe di fronte ai suoi “vecchi” compagni, assieme ai quali è cresciuto trascinandoli alla salvezza. 36 presenze condite da dieci gol, alcuni dei quali spettacolari, nove assist e rapporti sinceri maturati fin dal primo giorno di ritiro: Brugman e Hernani, in primis, ma anche capitan Alves che lo motivava quotidianamente e gli dava consigli sull’alimentazione. E poi la fiducia dell’ambiente e di D’Aversa che gli ha insegnato tanto, ricucendogli su misura il ruolo di esterno destro nel suo 4-3-3. Un rischio calcolato, premiato da un rendimento stellare e al di sopra di ogni più rosea aspettativa tanto da guadagnarsi dopo pochi mesi la chiamata della Juventus oltre a quella della Nazionale svedese. Motivi sufficienti per strappare applausi virtuali a scena aperta nella prima partita da ex. Sempre se Pirlo deciderà di rilanciarlo.

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