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L’infortunio e il Covid: Inglese dribbla tutti e sfida il suo destino

Lo aveva cercato la Fiorentina ma lui aveva scelto il Parma. E adesso Liverani lo butta nella mischia, dopo la grande prova di San Siro

L’infortunio al polpaccio, poi il Covid. Anno duro, questo 2020, per Roberto Inglese. L’attaccante del Parma sta cercando di emergere, vuole rimanere a galla cercando di guardare negli occhi quel destino beffardo che tante volte lo ha sfidato. Messo a dura prova dagli eventi, il centravanti del Parma ha saputo sempre rialzarsi, mostrando dietro al suo viso gentile l’animo nobile di chi non si abbatte e combatte in silenzio. E’ l’anti-divo per eccellenza, Bobby, uno che si batte e si sbatte per la squadra, come se preferisse portare avanti gli altri più che se stesso. Le luci della ribalta – probabilmente – lo hanno sempre abbagliato, fare un passo indietro non gli è pesato, nel segno dell’umiltà che lo incensa a stella anche quando non brilla e la luce che manca si sente.

A San Siro su tutti c’è stato un tenore, Gervinho, ma non avrebbe cantato mai così bene senza il lavoro sporco di Roberto: pronti via, si è messo davanti a lottare contro De Vrij e Kolarov, ha preso bastonate e spallate ma ha fatto in tempo a lustrare la scarpetta per offrire un assist da genio della lampada a quel burlone di Gervi, che gli è subito corso in contro per abbracciarlo. Come ai vecchi tempi, come quando le cose andavano meglio. E sì che ci andavano.

I giorni di isolamento sono stati abbastanza duri. Lo sarebbero per chiunque, di più per uno che ha presentato diversi sintomi del coronavirus, tra cui febbre e spossatezza, che di fatto non gli hanno permesso di sostenere lavori di chissà che tipo. Un po’ di cyclette, qualche esercizio aerobico per tenersi in forma, ma il campo era terribilmente lontano. Una ricaduta inaspettata, una ripositivizzazione, ne ha messo a repentaglio la presenza. Salvo poi l’ultimo tampone che ha dato esito negativo. E l’assist decisivo. Il destino, per una volta ha sorriso all’amico fragile (per dirla alla De André). La qualità che ha mostrato alla Scala del calcio è stata degna del palcoscenico. Peccato fosse senza pubblico. Ha stregato Liverani, che lo aveva avuto a disposizione solamente per 70′ contro il Napoli, all’esordio, prima di perderlo per un mese. Senza allenamenti nelle gambe, Inglese ha saputo fare la voce grossa, togliendosi da dosso l’espressione malinconica che ne ‘umanizza’ maggiormente i tratti. Un calciatore, in fondo, è visto come una star. Lui fa di tutto per non esserlo, lavora a luci spente, in silenzio, cercando di valorizzare il suo talento troppo spesso sbeffeggiato dal fato.

Adesso Bobby si ributta nella mischia, con la faccia da duro tipica di chi vuole lasciare il segno. Una volta per tutte. Contro la Fiorentina toccherà ancora a lui, la spalla preferita di Gervinho. Che ha già punito la Viola: era il giorno di Santo Stefano, al Franchi, un tocco fine bastò per ribaltare il pronostico.E chissà se a quasi due anni di distanza si possa ripetere il miracolo. Dopo l’infortunio al polpaccio e il coronavirus, Inglese è attesa dalla sfida più dura: quella contro il suo destino.

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