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I quattro tormenti di D’Aversa

I quattro punti su cui il tecnico deve lavorare in questa pausa: recuperare la convinzione, la compattezza difensiva, i singoli e gli infortunati

I musi lunghi che comprensibilmente si sono rivisti a Collecchio, nel primo allenamento dopo la batosta di Roma, devono in fretta tornare a sorridere. Questa è la prima missione da portare a termine. Per lo meno ad abbozzare una reazione dopo la sconfitta bruciante rimediata a casa della Lazio. Una sconfitta figlia di tante situazioni: scelte obbligate, giocatori non al meglio e serenamente distratti da una classifica di comodo. Senza Dimarco (accostato alla Roma come possibile contropartita inserita dall’Inter per arrivare a Dzeko) e Bastoni (partito assieme al terzino per la Nazionale), mister D’Aversa si è ritrovato più o meno a ora di pranzo con il resto del gruppo: prima di spostarsi dagli spogliatoi al campo, quattro chiacchiere giusto per ricordare ai suoi che la passeggiata di Roma è finita e che di gite, in questo campionato, non ce ne saranno più.

O almeno così si augura il tecnico che alla ripresa ha battuto sull’atteggiamento, ancora una volta sbagliato da parte dei suoi ragazzi (e qualche colpa ce l’ha anche Bob) e sulla rassegnazione vista a durante  e dopo la partita. Lavorare quindi per cercare di allontanare i cattivi pensieri, recuperare la consapevolezza nei propri mezzi sembrati a volte inadeguati, cercare di rivitalizzare i singoli (Inglese e Gervinho su tutti) e lavorare sugli infortunati. Allonanare i cattivi pensieri e recuperare la consapevolezza nei propri mezzi sono due punti che vanno a braccetto, dato che attraverso questi passa anche il saper ritrovare la giusta attenzione per evitare che certe situazioni (come il primo e il secondo gol incassati all’Olimpico) si verifichino. Tradotto: cercare il prima possibile di reintegrare la mente e recuperare la compattezza difensiva, quella vista a tratti con il Genoa. Quella che è mancata a Roma.

Rivitalizzare i singoli è un punto essenziale del programma di Roberto D’Aversa. In questa pausa il tecnico approfitterà per parlare spesso con i suoi assi, senza tralasciare il gruppo, l’unico top player di un Parma che, seppure in mezzo alla tempesta, si è saputo muovere bene con la voglia di tutti. Basta pensare che 17 gol su 30 il Parma li ha realizzati con la coppia Gervinho-Inglese. Per capire l’importanza dei due nella gestione dei momenti delicati.

Il recupero degli infortunati è l’altra prerogativa di D’Aversa che ha avuto a che fare con il centrocampo ridotto a soli due uomini disponibili. Rigoni e Kucka: i vari Dezi, Machin e Diakhate non sono per ora contemplati come alternative candidabili. Evidentemente il loro modo di allenarsi non convince poi tanto D’Aversa, uno che bada a tutto e che studia i minimi particolari. Uno dei principali capi di imputazione nel processo a Bob è stato proprio quello di utilizzare giocatori fuori ruolo (vedi Biabiany) e non i sopra citati.

Che, per carità, avranno anche delle doti, rimaste nascoste o non ancora emerse. Detto che non sarebbe neanche giusto affibbiare la croce addosso ai ragazzi, che non hanno neanche mai dimostrato di avere la possibilità di essere messi in discussione, neanche si può pensare che l’allenatore sia prevenuto nei confronti loro. Evidentemente l’intensità che richiede il tecnico negli allenamenti, D’Aversa non la vede. Sarà un punto sul quale focalizzarsi, anche questo.

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