Il Parma è riuscito per la settima volta in campionato a mantenere la porta inviolata riacquisendo fiducia in difesa dopo un periodo negativo
Con l’1-0 rifilato sabato sera al Genoa il Parma è riuscito per la settima volta in campionato a mantenere la porta inviolata. Come ricorda la Gazzetta di Parma, era già accaduto a metà settembre in casa dell’Inter a San Siro poi in quattro occasioni al Tardini (due successi e due pari in bianco) e infine nel Boxing Day a Firenze, dove Inglese firmò il gol decisivo.
FIDUCIA. Il primo “clean sheet” del girone di ritorno è una bella iniezione di fiducia per un gruppo che, complice un calendario in salita e il calo delle motivazioni, stava stentando un po’. Parma e Genoa, forti di una tranquilla posizione di classifica, non hanno voluto rischiare più di tanto attaccando con molta attenzione alle contromosse preventive per evitare ripartenze. Puntuale è poi arrivata la flessione dei crociati attorno all’ora di gioco ma il Genoa, che si è limitato a creare due-tre occasioni importanti, non ne ha approfittato fino in fondo.
PALLA INATTIVA. Ecco così che sull’altro fronte i padroni di casa hanno colpito su sviluppi di palla inattiva nell’unica situazione in cui occupano l’area avversaria con tanti uomini. Dettagli analizzati e studiati nei minimi particolari in allenamento così come Rigoni disteso dietro la barriera al fine di risparmiarsi un’altra punizione-beffa rasoterra alla Milik.
PRAGMATISMO. Nel finale D’Aversa non si è fatto troppi scrupoli quando è stato il momento di difendere il risultato a denti stretti. Cinque stopper contemporaneamente in campo magari non piaceranno tanto agli esteti del calcio ma rispecchiano alla perfezione l’idea del doveroso e apprezzabile pragmatismo che ha consentito al Parma di ipotecare la salvezza in largo anticipo.